..le 10 di mattina..suono al cancello, arriva Sheeba sempre pronta a farmi docce d'amore..
Entro e c'è J. dalla porta..abbracci e baci e quell'odore che sa di casa..la sua. Mi porta in cucina e mi offre un mezzo di bianco..la guardo mi guarda -sono apposto, a quest'ora-appoggia il bicchiere..abbasso gli occhi per far finta di non averci capito un emerito cazzo, ma mi dice che c'è dentro fino al collo e vorrei abbracciarla, dirle che andrà tutto bene, è solo che non posso perché i suoi di occhi perdono credo lacrime e così evito di affossarmi in cazzate convenienti..vado dal lavandino -lo diamo ai pesci va', stamattina bevono loro..faccio il caffé?- tira fuori le nocciole, ne gira una e sprofondiamo tra un cuscino del divano ed un cuscino di ricordi
Ricordi..sono quasi vent'anni..ad agosto dormire in giardino per contare le stelle cadenti..avevamo dei sogni..custodivamo il segreto del mondo tutto in una mano e non lo sapevamo..erano sporche di terra allora quando andavamo a caccia di lombrichi..quando cercavamo i lupi e annusavamo il muschio incrostato sulle pietre..avevamo sorrisi larghi che ci facevano belle..ti amavo come una sorella mi amavi come una sorella..
Ma il tempo fa il suo giro..ci ritroviamo incagliati nelle sue lancette onnipotenti..ricordi..
E ricordo e non voglio..perché il ricordo mi rende fragile come il più fragile dei fili d'erba..ho una maschera da mantenere..fibra dura..mai una lacrima..
Ma mi dico -piangi, su, puoi piangere adesso che tutto è andato, che son passati vent'anni, che riesci a dire a testa alta di tua madre come di ogni altra cosa- e invece non piango, ho una testa di cazzo tra le mani, l'ombra lieve di quei boschi negli occhi e poca anima da poter sacrificare..
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